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Vangelo e Santo del Giorno

 

Nel fine settimana pubblichiamo letture e vangelo della domenica ed i santi del sabato e della domenica.

 

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Martedì della IV settimana di Pasqua

Memoria facoltativa di san Giorgio, martire

 
VANGELO Gv 6, 60-69
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Molti dei discepoli del Signore Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

cliccare qui per il videocommento

 

Dalla Parola del giorno (Vangelo v. 68)

Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.

Come vivere questa Parola?

La pagina del vangelo che oggi la liturgia ci presenta ha qualcosa di sconcertante. Le folle hanno finora seguito Gesù affascinate dalla persona, dalla parola e dalle opere. Ma ora quel suo dire: "Chi mangia la mia carne... chi beve il mio sangue" ha una crudezza che turba. È il momento decisivo della scelta per Cristo o del suo rifiuto. Gesù non usa mezzi termini, né si mostra disposto a mitigare la portata delle sue parole. Mentre le folle si allontanano, Egli si rivolge ai dodici, anch'essi disorientati dal suo dire: «Volete andarvene anche voi?». No, decisamente Gesù non cerca proseliti, non gli interessa di essere popolare, di conquistarsi la simpatia e le ovazioni della gente. Egli è venuto per portare a compimento il disegno d'amore del Padre e sa che questo si attuerà attraverso il dono totale e incondizionato della sua persona. Sì, la sua "carne" verrà offerta, il suo "sangue" sarà versato per la salvezza del mondo e diverrà cibo e bevanda di vita per quanti lo accoglieranno. Ma mangiare e bere la carne immolata e il sangue versato di Gesù è entrare nella sua passione, accettare di condividerla nella propria esistenza, diventando a nostra volta pane offerto ai fratelli. È questa la "scandalosa" proposta che ci raggiunge ancor oggi. Certo, è facile accogliere il volto mite e benevolo del Salvatore, molto meno accettare di diventare noi prolungamento di Gesù, oggi, per gli altri. "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?". Ma non ci sono offerti sconti particolari. "Cristiano" vuol dire di Cristo. È un impegno a entrare nella sua vita, lasciando che Egli viva in noi. E Lui, per rimanere tra noi, ha scelto il segno del Pane spezzato. Eccolo, allora, a sollecitarci a una presa di posizione: "Volete andarvene anche voi?". Con Pietro, con la Chiesa rispondiamo: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna".

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi interrogherò sulla consistenza del mio amore per il Signore, verificando la mia disponibilità a seguirlo concretamente sulla via del dono totale.

Signore, da chi andremo? Le tue parole sono parole di vita eterna, anche quando non le comprendo o ho paura di capire...Ti prego, sostienimi con la forza del tuo Spirito perché non ti resista mai e trovi il coraggio di seguirti sempre, ovunque.

La voce di una Santa

Quando la croce vi sembrerà pesante, date uno sguardo al Crocifisso e dite: Oh, Gesù, voi siete tutta la mia forza e con voi i pesi diventano leggeri, le fatiche soavi, le spine si convertono in dolcezze.

(Santa Maria Domenica Mazzarello)

 
 
 
 

 

Santo del Giorno

 

Oggi 23 aprile si venera:
 
 

San Giorgio


San Giorgio
autore: Nicola Monti da Ascoli anno: 1794 titolo: S.Giorgio che salva una fanciulla uccidendo il drago luogo: Chiesa di Santa Maria Assunta, Cossignano
Nome: San Giorgio
Titolo: Martire di Lydda
Nascita: 275 circa, Cappadocia
Morte: 23 aprile 303, Lydda (Palestina)
Ricorrenza: 23 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Luogo reliquie:Duomo di San Giorgio
S. Giorgio visse nel III secolo, sotto l'impero di Diocleziano. Di questo Santo, tanto venerato ovunque, e specialmente in Inghilterra, si hanno poche notizie, tuttavia sappiamo che egli fu onorato in tutta l'antichità quale soldato valoroso e martire illustre, e invocato patrono della milizia cristiana.Nacque in Cappadocia da genitori cristiani e come il Maestro Divino, crebbe in sapienza, in età ed in grazia presso Dio e gli uomini.
Arruolato nella milizia imperiale, grazie alla sua perizia nelle armi e al suo valore salì al grado di capitano.
Però servì assai più generosamente a Dio; e combattè sotto una ben più nobile bandiera, quella divina. Fu il campione intrepido di Gesù Cristo, il nemico giurato di Satana: non per nulla è rappresentato in atto di sconfiggere colla lancia il dragone, mentre legata ad un palo sta in atto supplichevole una fanciulla. La Leggenda Aurea narra che a Silena (città della Libia) vi era un drago (raffigurazione del male) che veniva soddisfatto quotidianamente tramite il sacrificio di due pecore ma, quando queste cominciarono a scarseggiare, furono costretti a offrirgli una pecora e un giovane tirato a sorte. Il giorno in cui il caso scelse Silene la figlia del re, Giorgio la salvò dal drago e ordinò al popolo di convertirsi per rendere docile il mostruoso animale. Allora il re e la popolazione si convertirono e il cavaliere uccise il drago e lo fece portare fuori dalla città, trascinato da quattro paia di buoi.
Onde osserva il cardinale Baronio, che quest'antica usanza di rappresentare S. Giorgio non è che un simbolo della sua potente protezione contro le tentazioni del demonio.
Nella terribile persecuzione di Diocleziano, il nostro santo guerriero animava i Cristiani perseguitati a ricevere con fortezza il martirio, a non cedere alle lusinghe dei tiranni, a professare sinceramente Gesù Cristo.
L'imperatore gli impose di cessare questo suo ministero e di piegarsi davanti agli dèi di Roma imperiale; ma S. Giorgio francamente gli rispose: « Rispetto le tue leggi, ma non piego le ginocchia a terrene e false divinità ». Infuriato a tale risposta, il tiranno lo degradò, lo condannò a molti terribili supplizi, ma Giorgio miracolosamente rimase illeso, finché gli fu troncato il capo e cadde martire di Cristo il 23 aprile del 303.
Martirio di San Giorgio
titolo Martirio di San Giorgio
autore Paolo Veronese anno 1566
Nella notte precedente al martirio, gli era apparso in sogno Gesù, il quale, ponendogli sul capo una corona, gli aveva detto: « Ah! Giorgio, tu sei degno di regnare meco in eterno ».
PRATICA. S. Giorgio ci è esempio di perfetta carità; egli ci insegna le opere di misericordia: consigliare i dubbiosi, confortare gli afflitti e i travagliati, fortificare i deboli nella fede e aiutare il prossimo in tutte le sue necessità, ricordandoci che in Cristo siamo tutti fratelli.
PREGHIERA. Dio, che ci aiuti con i meriti e l'intercessione del tuo beato martire Giorgio, concedici propizio, che mentre domandiamo per suo mezzo i tuoi bene fizi, li conseguiamo abbondantemente.
MARTIROLOGIO ROMANO. Natale di san Giorgio Martire, il cui illustre martirio si venera dalla Chiesa di Dio tra le corone dei Martiri.

ICONOGRAFIA


Una delle più antiche rappresentazioni di san Giorgio si trova in Armenia e risale alla prima metà del X secolo, nella chiesa della Santa Croce eretta sull'isola Akdamar. Qui un bassorilievo mostra tre santi a cavallo tra cui San Giorgio, raffigurato mentre trafigge con la sua lancia non un drago, bensì una figura antopomorfa. Al centro vi è san Sergio che uccide un animale feroce a sinistra san Teodoro alle prese - lui sì - con un drago.
San Giorgio Armenia
Fino all'XI secolo nelle rappresentazioni di san Giorgio non c'era alcun riferimento all'uccisione di un drago: il santo era venerato semplicemente come soldato-martire che aveva convertito i popoli infedeli. Per questo fino ad allora l'immagine tradizionale che lo rappresentava era di un cavaliere intento a trafiggere un uomo, simbolo del persecutore pagano e dell'eresia.
La credenza che anche Giorgio avesse fronteggiato un mostro prese corpo in Oriente fu spinta successivamente dalle stesse rappresentazioni figurative. Negli affreschi e nei rilievi orientali infatti il santo era sempre affiancato da Teodoro, quest'ultimo in lotta con un drago: una prossimità che a un certo punto indusse gli artisti a far convergere verso il mostro entrambi i santi, fino a che Giorgio non "assorbì" del tutto il tema figurativo del drago.
Così l'immagine di san Giorgio che uccide il drago iniziò a definirsi una storia vera e propria. I primi testi che narrano l'episodio risalgono alla fine dell'XI secolo e contengono già tutti gli elementi che conosciamo: il mostro lacustre, la principessa salvata, l'addomesticamento del drago condotto in città, la conversione del popolo. La storia di san Giorgio e del drago si affermò definitivamente con le Crociate. I cristiani si identificarono facilmente nel santo vittorioso che aveva liberato una terra in mano agli infedeli: come santo protettore dei crociati, nessuno era più adatto di san Giorgio. In tempi rapidissimi il culto di san Giorgio si diffuse in tutta Europa, e con esso la rappresentazione del cavaliere che uccide il drago.
S. Giorgio ed il dragone
titolo S. Giorgio ed il dragone
autore Pieter Pauwel Rubens anno 1606-08
S. Giorgio a cavallo
titolo S. Giorgio a cavallo
autore Mattia Preti anno 1658
Sono davvero tantissime le opere su San Giorgio con il drago sia sopra il cavallo o al suo fianco ma sempre di colore rigorosamente di colore bianco per differenziarlo da quello di San Demetrio o di San Teodoro. Spesso sono presenti anche putti come nel dipinto di Scannavini.
S. Giorgio e il drago
titolo S. Giorgio e il drago
autore Scannavini M. anno 1682
Ma San Giorgio non è solo raffigurato nel suo momento di gloria ma spesso anche nei sui ultimi momenti della vita ossia durante il suo martirio che gli fu inflitto per la sua fede nel Signore.
Martirio di S. Giorgio
titolo Martirio di S. Giorgio
autore Mattia Preti anno 1630

 

Vangelo e santo del fine settimana

Nel fine settimana pubblichiamo letture e vangelo della domenica ed i santi del sabato e della domenica.

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3 DOMENICA DI PASQUA

ALL'INGRESSO

Sal 32 (33), 5b-6a
 

Della bontà di Dio piena è la terra, alleluia;
la sua parola creò l’universo, alleluia.

 

 

Si dice il Gloria.

ALL'INIZIO DELL'ASSEMBLEA LITURGICA

 

Dio di misericordia, luce e conforto di chi crede in te,
ravviva sempre più nella tua Chiesa
i desideri che tu le hai suscitato nel cuore
e, rivelando la sublimità delle tue promesse,
rendi più certa la nostra speranza;
così i tuoi figli potranno aspettare con fiduciosa pazienza
il destino di gloria ancora nascosto,
ma già contemplato senz’ombra di dubbio dagli occhi della fede.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

LETTURA

At 16, 22-34
Il battesimo del carceriere: credi nel Signore Gesù e sarai salvato.

Lettura degli Atti degli Apostoli.

In quei giorni. La folla insorse contro Paolo e Sila e i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e, dopo averli caricati di colpi, li gettarono in carcere e ordinarono al carceriere di fare buona guardia. Egli, ricevuto quest’ordine, li gettò nella parte più interna del carcere e assicurò i loro piedi ai ceppi.
Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i prigionieri stavano ad ascoltarli. D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito si aprirono tutte le porte e caddero le catene di tutti. Il carceriere si svegliò e, vedendo aperte le porte del carcere, tirò fuori la spada e stava per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui». Quello allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando cadde ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, che cosa devo fare per essere salvato?». Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». E proclamarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese con sé, a quell’ora della notte, ne lavò le piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.

Parola di Dio.

SALMO

Sal 97 (98), 1-4
 

Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

oppure:

Alleluia, alleluia, alleluia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. R.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. R.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! R.

EPISTOLA

Col 1, 24-29
Sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi, a favore della Chiesa, di cui sono diventato ministro.

Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi.

Fratelli, io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO

Cfr. Gv 14, 6
 

Alleluia.
Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore;
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Alleluia.

VANGELO

Gv 14, 1-11a
Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Mostraci il Padre, io sono la via, la verità e la vita.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me».

Parola del Signore.

 

COMMENTO

Se collocate nel contesto in cui vengono pronunciate, è evidente che queste parole di Gesù intendono dare conforto gli apostoli. Nell'ultima cena, Gesù si rende conto che gli apostoli si sentiranno smarriti e scoraggiati e perduti. Allora cerca di dare loro parole che accendono la speranza. Io vado avanti a prepararvi un posto, dice loro Gesù, per dire che, anche se non lo vedranno più accanto a loro, Gesù comunque, sarà sempre vicino a loro perché si sta occupando di loro, lassù nel cielo. Perciò queste parole sono molto preziose per il credente di ogni tempo, perché soprattutto nei momenti difficili, soprattutto nei momenti di sconforto, soprattutto nei momenti di solitudine, il credente può guardare verso il cielo con questa speranza. Qualcuno ti sta preparando un posto. Sapere di avere un posto prenotato, di avere un posto preparato, di avere un posto in cui saremo accolti, ecco ci aiuta a camminare con più speranze. Siamo invitati a far questo, a guardare ogni istante il cielo, sapendo che là, in cielo, qualcuno sta lavorando per la nostra felicità e sta garantendo il nostro futuro. Queste parole di Gesù allora sono davvero speranza, non solo per gli apostoli ma anche per i discepoli di Gesù di ogni tempo e anche per noi oggi.

 

VOGLIO ANDARE A CASA

Penso che tutti, in un modo o nell'altro, amiamo la nostra casa. Certo, alle volte la sentiamo anche piccola e stretta: e tuttavia sperimentiamo tutti, ogni tanto, la gioia di poterci ritirare in casa, nella nostra camera, chiudendo fuori, almeno per un momento, le molte occupazioni e preoccupazioni che la vita ci presenta.

Anche i giovani – che pure amano uscire fuori e girare per il mondo – sentono spesso il desiderio di tornare a casa, per trovare un po' di pace nella propria camera, tra le proprie cose. Voglio andare a casa – canta ad esempio Jovanotti, che certo ben esprime i sentimenti di molti giovani d'oggi – io voglio andare a casa, la casa dove posso trovar pace.

Dunque, il desiderio della casa tocca un po' il cuore di tutti. Proprio come accadeva già in quel tempo ai discepoli radunati attorno a Gesù per l'ultima cena, secondo il racconto del Vangelo di Giovanni di oggi: anche quei discepoli sentivano forte il desiderio di una casa dove trovar pace.

In realtà, essi una casa l'avevano trovata proprio il giorno in cui si erano incontrati con Gesù di Nazareth. "Maestro, dove abiti?" – gli avevano domandato all'inizio i primi due discepoli, sulla riva del fiume Giordano; "Venite e vedrete" – aveva risposto loro Gesù, assecondandone subito il desiderio: e quel giorno appunto i due "andarono, videro dove abitava e si fermarono presso di lui" (Gv 1, 35-39). Così accadde in seguito per molti altri, nelle diverse città e regioni attraversate da Gesù.

All'inizio dunque i discepoli erano stati colpiti dalle parole del Maestro, e avevano deciso di metter su casa con lui. Per questo motivo lo seguivano ovunque andasse: e anche quando a due a due erano stati inviati a predicare avevano sentito forte nel cuore il desiderio di ritornare a casa, da Gesù, per raccontargli ogni cosa (Lc 10, 17).

Ora Gesù stava per lasciarli: la sua condanna a morte era ormai già scritta, e i discepoli vedevano così andare in frantumi quella casa, quella compagnia che avevano costruito. Il loro cuore, dice il Vangelo, era turbato (Gv 14 ,1): affannato, agitato, proprio come il nostro cuore quando non riesce a trovare una casa tranquilla in cui riposare.

Certo, ai discepoli ed a noi Gesù fa intravedere un'altra casa – la casa del Padre mio (Gv 14, 2) – una casa che ha molti posti, un posto per ciascuno di noi, un posto che ci può davvero dare la serenità cercata. Eppure ai discepoli ed a noi l'immagine di quest'altra casa appare ancora troppo confusa e distante: il nostro cuore rimane turbato, e ci ritroviamo spesso affaticati e spaesati lungo le strade della nostra vita. Perché sarà pure vero che la casa del Padre è bella ed ha molti posti: ma intanto le strade in cui ci troviamo sono piene di affanni e di paure, e non è detto che ci conducano proprio alla casa tanto desiderata.

Ma la risposta di Gesù a questo turbamento dei discepoli e nostro non si fa attendere: "Io vado a prepararvi un posto... e del luogo dove io vado, voi conoscete la via" (Gv 14 ,2.4); infatti "io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14, 6). Il Signore dunque non solo ci promette una mèta – la casa del Padre – ma addirittura ci anticipa questa mèta nella sua stessa vita. Perché è proprio nella sua vita che si è manifestata la casa benedetta del Padre: nella sua vita, come pure – e soprattutto – nella sua morte e risurrezione, quando il Padre non lo ha abbandonato negli inferi, ma lo ha fatto entrare per sempre nella sua casa. In lui davvero si è manifestata la casa benedetta del Padre.

"Chi ha visto me ha visto il Padre" (Gv 14, 9) – conferma infatti Gesù ai discepoli turbati: e dunque anche oggi chi incontra Gesù vede la casa benedetta del Padre, e può da subito camminare verso quella casa cercata e desiderata. Soltanto così possiamo ritrovare la speranza; e possiamo scoprire che il desiderio della casa non può spingerci alla chiusura nelle nostre piccole mura domestiche, ma deve aprirci al Vangelo del Padre, alla promessa buona che il Padre ci ha fatto, oltre le ristrettezze del tempo presente.

Il desiderio della casa diventa allora il desiderio di una vita nuova: una vita che inizia oggi, nell'incontro con Gesù risorto; una vita che sa custodire tutti i doni preziosi in essa nascosti; ma anche una vita che guarda avanti, alla casa promessa del Padre. Con una sola certezza: "l'occhio del Signore veglia su chi lo teme, su chi spera nella sua grazia" (Sal 33, 18). Una certezza che è davvero già oggi casa sicura per tutti.

 

Santo del Giorno

Oggi 13 aprile si venera:
 
 

San Martino I


San Martino I
Nome: San Martino I
Titolo: Papa e martire
Nascita: 600 circa, Todi
Morte: 16 settembre 665, Chersonea, Crimea
Ricorrenza: 13 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
La vita di questo martire del dovere, che con ammirabile eroismo bevette fino all'ultima stilla il calice delle amarezze per la difesa della Chiesa, dovette certamente apparir grande ai suoi contemporanei!Martino nacque a Todi nell'Umbria e studiò a Roma, ove si rese celebre per il suo sapere non meno che per le sue rare doti e virtù. Era appena stato consacrato sacerdote quando Papa Teodoro lo mandò come nunzio a Costantinopoli per tentare il richiamo dei Monoteliti all'unità della fede. Ma morto pochi anni dopo il Papa (649), Martino fu richiamato a Roma a succedergli.
Egli sali sulla Cattedra Apostolica col dolore di aver lasciato l'Oriente in preda alle eresie ed alle più gravi ribellioni. Onde, per prima cosa convocò il Concilio Lateranense, dove espose al venerando consesso la triste situazione e condannò gli eresiarchi principali: il patriarca Sergio, Paolo e Pirro; inoltre mandò un suo nunzio a Costantinopoli.
I Monoteliti anzichè sottomettersi s'accesero maggiormente di rabbia e tosto inviarono a Roma l'eresiarca Olimpio, coll'incarico di uccidere il Pontefice, o almeno di impadronirsi della sua persona. Non avendo potuto ottenere il loro scopo, ricorsero a mezzi ancor più diabolici, calunniando il santo Pontefice presso l'imperatore, il quale, già infetto di eresia, fu spinto ad assecondare i loro empi disegni. Costante spedì tosto un secondo nucleo di satelliti che con la violenza e con l'inganno riuscirono a legarlo, e nella stessa notte 8 giugno 654, a imbarcarlo per Costantinopoli.
Colà giunto, dopo lungo e dolorissimo viaggio, fra privazioni e crudeli trattamenti, il santo Pontefice provò con irrefragabili ragioni la sua innocenza : ma invano. Costante tentò di costringerlo a sottoscrivere gli editti già condannati, ma il Papa disprezzando la minaccia, l'esilio e la morte stessa, rispose : « Non possumus ». Allora fu dai magistrati vilmente spogliato delle insegne pontificie, incatenato ed esposto all'infamia per le vie della città, mentre i fedeli gemevano. Fu poi messo in prigione per alcuni mesi, finché il 10 marzo del 655 venne deportato definitivamente in Crimea, per attendervi l'esecuzione della sentenza.
Di là il santo Pontefice scriveva : « Vivo fra le angosce dell'esilio, spogliato di tutto, lontano dalla mia sede; sostento il fragile mio corpo con duro pane, ma ciò non mi importa. Prego continuamente Iddio che, per intercessione dei Ss. Pietro e Paolo, tutti rimangano nella vera fede. Confido nella divina misericordia che chiuderà presto la mia mortale carriera... ». Il Signore esaudì la preghiera del santo pontefice, che morì martire del dovere per la difesa della giustizia e della verità, il 16 settembre del 665, dopo 6 anni di dolorosissimo pontificato.
Il suo corpo venne sepolto provvisoriamente in una cappella della B. Vergine, e poco dopo trasferito a Roma.
PRATICA. Ricordiamo che le sofferenze di questa vita, sopportate con pazienza, ci aumentano i meriti.
PREGHIERA. Dio, che ci allieti ogni anno con la solennità del tuo beato Martino Papa e martire, concedi, propizio, che mentre ne celebriamo la festa ci rallegriamo della sua protezione.
MARTIROLOGIO ROMANO. San Martino I, papa e martire, che condannò nel Sinodo Lateranense l’eresia monotelita; quando poi l’esarca Calliopa per ordine dell’imperatore Costante II assalì la Basilica Lateranense, fu strappato dalla sua sede e condotto a Costantinopoli, dove giacque prigioniero sotto strettissima sorveglianza; fu infine relegato nel Chersoneso, dove, dopo circa due anni, giunse alla fine delle sue tribolazioni e alla corona eterna.
 

Santo del Giorno

Il 14 aprile si venera:
 
 

San Lamberto di Lione


San Lamberto di Lione
Nome: San Lamberto di Lione
Titolo: Vescovo
Nascita: VII secolo, Francia
Morte: 688, Lione, Francia
Ricorrenza: 14 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
 
Da giovane Lamberto prestò servizio alla corte del re Clotario posizione che abbandonò per diventare monaco nell'abbazia di Fontenelle, di cui era abate il fondatore S. Vandregisilo (22 lug.). Alla morte di questi, nel 668, Lamberto ne fu eletto successore. L'abbazia era già famosa in Europa per santità e rigida osservanza della regola, e queste virtù vennero ulteriormente rafforzate dal nuovo abate. Tra i suoi discepoli c'erano S. Eremberto (14 mag.), dimessosi da vescovo di Tolosa per entrare a Fontenelle, e S. Condedo (21 ott.), un inglese che diventerà poi famoso eremita. Nel 679 circa Lamberto fu scelto come arcivescovo di Lione, ma i suoi Acta di vescovo non sono giunti fino a noi e non si hanno notizie riguardo a quel periodo della sua vita. L'unica informazione si riferisce all'uso di ritirarsi di quando in quando nell'abbazia di Donzère in Provenza, che egli aveva fondato come filiazione di Fontenelle. Morì nel 688.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Lione in Francia, san Lamberto, vescovo, che fu prima monaco, poi abate di Fontenelle.

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